Programma
Premessa
L’architettura nasce per generare spazi abitabili, spazi cioè in cui l’uomo possa svolgere le proprie attività nelle migliori condizioni psico fisiche.
Oggi che la consapevolezza rispetto al tema delle risorse naturali del nostro pianeta sembra essere, finalmente, sempre più presente nei dibattiti che orientano le scelte strategiche delle società, le discipline del progetto di architettura sono chiamate a ripensare il modo con il quale giungono alla definizione della forma e a riflettere, con un approccio etico, al consumo dei materiali e dello spazio. Non è più il tempo della ricerca di azioni spettacolari che non hanno un legame stretto con l’essere umano e con la terra che ne accoglie la vita; questo l’assunto etico ed ideologico dal quale vuole muove l’insegnamento di questo laboratorio.
Vogliamo porre al centro degli esercizi progettuali il lavoro sull’articolazione delle spazialità interne ovvero sulle fodere degli ambienti, partendo dalla scala dell’uomo che abita e dunque tocca, sente, osserva e percepisce con tutti i suoi sensi, la qualità degli invasi nei quali conduce la sua esistenza.
Obiettivo del percorso formativo sarà quello di accompagnare gli studenti in una esperienza di progettazione di uno spazio interno con funzioni a carattere collettivo in cui, partendo dai vincoli espressi dal contesto, fisico e funzionale, essi giungano, attraverso la formulazione delle giuste domande, ad un progetto bello, efficiente e di semplice manutenzione.
Il tema del dettaglio quale strumento di controllo dei caratteri materico-formali che sostanziano la dimensione fenomenico-percettiva degli spazi, sarà questione posta al centro delle strategie didattiche messe in campo dal corpo docente, con lo scopo di fornire l’adeguata strumentazione operativa per affrontare il progetto di interni ad elevata complessità.
Le domande alla base del progetto
Esiste un problema nel mondo occidentale di invecchiamento della popolazione; conseguentemente, gli spazi per l’assistenza e la cura delle persone stanno diventando dei luoghi sempre più partecipi delle esistenze umane, a volte della loro quotidianità.
Sono luoghi difficili in cui la paura e la speranza, la tristezza e la gioia si mixano in un unicum emotivo di grande complessità.
Sono spesso spazi di attesa, luoghi di sospensione tra un prima certo e un dopo che si dovrà scoprire, in bilico tra una vita sana e la malattia.
Come viene affrontata la progettazione degli interni di queste importanti strutture di servizio? C’è un’attenzione al valore dello spazio? Al possibile contributo in termini di supporto alla condizione psichica degli assistiti che le scelte architettoniche dell’invaso interno possono generare?
Qual è il ruolo dello spazio che ci accoglie nel momento di nostra maggiore fragilità, quando abbiamo bisogno di affidarci a qualcuno per ricevere una cura?
L’architettura può fare molto, in questo come in tutti gli altri eventi che costituiscono la nostra vita; ma qui, forse, dovrebbe fare di più.
Chi ha già frequentato le nostre strutture sanitarie pubbliche ha probabilmente sperimentato una sostanziale dicotomia tra una qualità del servizio medico che continua a mantenere un livello buono, erogato in una cornice spaziale che il più delle volte è imbarazzante quando non addirittura drammatica.
È un problema che affonda le sue radici in una mancanza di cultura della manutenzione, aspetto questo di cui vorremmo parlare all’interno del laboratorio perché partecipe di una sensibilità e attenzione alla qualità degli spazi che spesse volte fa la differenza tra un ambiente gradevole ed uno invivibile. Ma è soprattutto un problema di mancanza di idee.
Lo spazio ospedaliero è sempre stato considerato dal punto di vista funzionale e prestazionale, trascurando completamente, salvo rari casi che confermano la regola, la qualità fenomenico-espressiva degli spazi, intesi come sommatoria di superfici involucranti. Non v’è dubbio che le caratteristiche igieniche dei materiali debbano essere tra le prime questioni da considerare nell’affrontare il progetto di spazi per la cura, ma non è possibile pensare che siano sufficienti a generare una qualità ambientale. C’è infatti da ricercare la bellezza o quanto meno la gradevolezza dello spazio agito perché questa è sinonimo di voglia di vivere e tutti noi sappiamo quanto sia importante il contributo della volontà nell’affrontare le malattie.
Prerequisiti
Per frequentare il laboratorio di sintesi gli studenti devono aver seguito e, auspicabilmente, sostenuto, tutti i laboratori progettuali degli anni precedenti.
Testi di riferimento
• Grimaldi, Attrezzare l’architettura, Officina, Roma 2012.
• H. Plummer, L’esperienza dell'architettura, Einaudi, 2016.
• P. Zumthor, Pensare Architettura, Electa, Milano 2003.
• G. Rosa, L'architettura degli interni, Officina, Roma 1996.
Frequenza
La frequenza è obbligatoria ed è consentito un massimo di assenze non superiore al 30% delle lezioni
Modalità di esame
La valutazione del profitto sarà il prodotto di continue verifiche in itinere, tipiche degli insegnamenti laboratoriali di architettura, e della prova finale che poggerà sostanzialmente sulla presentazione degli elaborati redatti per illustrare il progetto di fine corso e sulla discussione dei presupposti teorico - concettuali sottesi alla sua messa a punto.
Bibliografia
• G. Bachelard, La poetica dello spazio, Edizioni Dedalo, Bari, nuova edizione del 2006.
• E. N. Rogers, Gli elementi del fenomeno architettonico, Christian Marinotti, Milano 2006.
• J. Pallasmaa, Gli occhi della pelle, Jaca Book, Milano, 2007.
• C. Van de Ven (a cura di F. Cacciatore), Lo spazio in architettura, LetteraVentidue, Siracusa 2019.
• D. Ruzzon, Tuning architecture with humans. Neuroscience applied to architectural design, Mimesis International, 2024
Testi tecnici
_Per iniziare a capire il ruolo del dettaglio nella costruzione della qualità spaziale è bene consultare con assiduità la rivista DETAIL che illustra i progetti dal punto di vista della loro realizzabilità.
Modalità di erogazione
Nel laboratorio si sperimenterà l’applicazione dei principi e delle tecniche utili a costruire una idea di spazio interno. Principi e tecniche che saranno illustrate attraverso lezioni e comunicazioni specifiche, per essere poi applicate (e qui veniamo al tema d’anno) per ripensare alcuni spazi rappresentativi dell’Istituto di Neuropsichiatria infantile Giovanni Bollea, ente di grande importanza nell’organizzazione generale del Policlinico e della Sapienza che gode tuttora di un prestigio internazionale cui non corrisponde, se non per parti, una qualità della sua architettura, sia a livello di immagine urbana, sia di spazialità interne.
Gli studenti, che potranno lavorare in piccoli gruppi, saranno chiamati a progettare una o due sequenze spaziali “maestre” all’interno dell’istituto; dall’atrio di ingresso alle sale d’attesa, dalle scale agli spazi di distribuzione sino ad arrivare alle terrazze che dovranno essere ripensate come luoghi della socializzazione e della “decompressione psichica”; il tutto a partire da una “idea di cura”, da una idea di spazio come dispositivo d’innesco di processi virtuosi e vitali capaci di generare pensieri positivi e supportare quella voglia di vivere senza la quale non è possibile guarirei.
Gli ambienti dovranno essere pensati come dispositivi a reazione psichica, come spazi di ricarica positiva; luoghi in cui l’arte e la bellezza del mondo dovranno entrare a far parte della immagine identitaria dello spazio architettonico.
Non si partirà quindi, nel definire l’idea progettuale, da questioni tecniche, di cui pure si dovrà tener conto, ma si rifletterà sul potere dell’invaso spaziale quale involucro materico fatto di pieni e di vuoti, di luci e di ombre che nella loro sapiente combinazione concorrono a generare il carattere atmosferico dell’ambiente.
Nel procedere delle attività laboratoriali saremo accompagnati dal prof. Francesco Pisani, direttore dell’istituto di Neuropsichiatria infantile che ci aiuterà ad indirizzare le idee su tracciati di fattibilità e concretezza.
Si lavorerà elaborando disegni sino alla scala del dettaglio inteso quale campo di verifica e controllo della praticabilità di una idea progettuale, e si lavorerà con lo strumento del plastico di studio, anche questo di grande scala, per prefigurare ciò che matericamente saranno gli spazi che il progetto immagina.